Friday, September 09, 2011

I mercati finanziarii del XXI secolo

La settimana scorsa ho frequentato un corso d'estate su "Behavioural Finance" a Madrid, per Harrison Hong. Secondo me, questa crisi ha mostrato che i modelli e le teorie economiche classiche non servono a modellare la realtà economica. Una nuova linea di pensiero economico e questa di "behavioural finance", dove si guarda il comportamento degli agenti nei mercati finanziarii da una prospettiva diversa: non come un agente razionale chi cerca di diversificare il rischio ma come un agente soziale, sotto la influenza degli altri.

Cosí, gli agenti non entrano nel mercato perchè cercano una certa diversificazione dei rischi o per assegnare capitale. La principale ragione è semplice: entrano nel mercato a scommettere, a guadganare dei soldi e andarsene via. Quindi, può spiegarsi la crescita nella rotazione dei titoli nei mercati o la maggior partecipazione delle famiglie, per non menzionare fenomeni come il "high frequency trading". Una parola molto importante in questo mondo è "momentum", che significa entrare nel mercato, in periodi di tempo molto brevi, per approfitarsi della tendenza negativa o positiva, ma con l'unico obiettivo di guadagnare un piccolo margine.

Anche, ci sono modelli che provano a spiegare comportamenti come i manager che non capiscono le transazioni nelle quale è messa sua banca ma che vengono fatte per imitazioni di "guru" delle finanze o per iniziativa dei colleghi più intelligenti che i manager. In 2008, sono molti a dire che i manager delle banche americane più importanti non riuscivano a capire i rischi delle loro banche, dopo averle imbarcate nei transazioni complesse con i derivati. Altri teorie e modelli si concentrano su spiegare la influenza degli amichi e della famiglia nelle decisioni di inversione o su la formazione di bolle nei mercati o nel credito bancario.

Per saperne più: http://en.wikipedia.org/wiki/Behavioral_economics e http://www.behaviouralfinance.net/.

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